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Santa Caterina ed i certosini

SANTA CATERINA ED I CERTOSINI

Madonna col Bambino, santa Caterina e il beato Stefano Maconi, 1490

L‘esperienza mistica di Santa Caterina si rende esplicita nelle sue Lettere. In esse rivive in tutta la sua immensa forza, l’ardore della sua passione religiosa e insieme la sua azione di predicazione, espresse con un’eccelsa efficacia.

Caterina si circondò di una “famiglia spirituale” formata da ecclesiastici, letterati, artisti, uomini e donne desiderosi di santificarsi e di fare del bene al prossimo, un gruppo di persone di ogni età e ceto sociale.

Riversò su di loro il fuoco delle sue esperienze per esortarli a proseguire nel cammino ascetico intrapreso. Caterina non era acculturata e inizialmente era perfino incapace di scrivere. Quando imparò la scrittura, cominciò a inviare lettere di conforto, di consigli e di esortazioni a quanti da lontano imploravano un suo intervento. Le sue lettere a dotti, a condottieri del tempo, a re e responsabili della vita politica italiana suscitarono immenso interesse e in pochi anni Caterina riuscì ad esercitare un influsso benefico in molte questioni di politica e controversie locali.

I suoi discepoli saranno detti in seguito “Caterinati”, tale appellativo deriva dai tempi di Caterina stessa, quando i suoi seguaci, uomini e donne della Siena del tempo, venivano così soprannominati in senso quasi dispregiativo. In particolare, l’epiteto entrò in uso in riferimento al discepolo Stefano Maconi, descritto dalle cronache del tempo, “bello nella persona”, rampollo di una ricca famiglia della borghesia senese, amante della vita spensierata e gaudente. Egli conobbe Caterina grazie  ad un suo amico, in quegli anni era in corso una faida fra le famiglie Rianaldini e Tolomei e quella del Maconi. Caterina fece da mediatrice fra queste famiglie giungendo ad una pace duratura,  e per riconoscenza il Maconi si impegnò a farle da redattore, scrivendo ciò che ella dettava, A forza di sentire Caterina parlare, il Maconi sentiva che dentro di se stava avvenendo un cambiamento. Molti giovani gaudenti senesi lo deridevano per il suo ruolo di segretario che svolgeva alla figlia di un tintore, si facevano beffe di lui per la sua improvvisa conversione  e lo chiamavano  appunto “caterinato”. Stefano seguì Caterina anche nel suo viaggio dal Pontefice ad Avignone, per far riportare la santa sede a Roma (cosa che il Santo Padre fece il 17 gennaio 1377). Le fu accanto anche in punto di morte, quel 29 aprile del 1380 quando Caterina si spense a Roma, a soli 33 anni (come Gesù Cristo).  La salma fu portata da Stefano Maconi, nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, dove fu esposta ai fedeli per tre giorni, per poi essere tumulata nel cimitero della Minerva. Poco prima della morte ella aveva raccomandato al suo discepolo di entrare nell’Ordine dei Certosini, cosa che avvenne il 19 maggio 1381 nella Certosa di Pontignano, a pochi chilometri da Siena,  nel luogo che era già stato meta di visita e ritiro spirituale per Caterina.

Maconi fù  dunque discepolo e segretario di Caterina, di cui tradusse le opere, egli  inoltre dopo averla assistita nel momento del trapasso fu colui che fece conservare la reliquia dell’anulare per poi riporla in una cappella fatta appositamente costruire ed affrescata dal Nasini, ma trasferita altrove nel 1810 al momento della soppressione della certosa.

Il Maconi fece poi una brillante carriera ecclesiastica, tanto da divenire Priore della certosa di Milano e poi di quella di Pavia. Ricordando Caterina ebbe a dire Essa mi amava, con la tenerezza di una madre, molto più che io non meritassi, e questo svegliava non poco di invidia nell’animo dei miei compagni”. Don Stefano Maconi attuò delle riforme in seno all’Ordine  diventando Priore Generale dal 1389 al 1410, morì nel 1424 ed è venerato come beato.

Caterina venne canonizzata da papa Pio II nel 1461; nel 1970 è stata dichiarata dottore della Chiesa da papa Paolo VI; è patrona d’Italia dal 1939 e compatrona d’Europa per nomina di papa Giovanni Paolo II il 1º ottobre 1999.

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