Tombali massonici.
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In questa tomba, dalla preclara iconografia massonica, che si trova in Verolavecchia in Provincia di Brescia, fu sepolta, per volontà del figlio, la signora Giuditta Alghisi, moglie di Giorgio Montini e madre di Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini che assunse il nome di Paolo VI e che ora vogliono farci credere che sia un santo.
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(PaoloVI Montini Stella nel cerchio Pentalfa. Porta di bronzo Basilica San Pietro prima versione Osservatore Romano 1977)
Quella rappresentazione di Paolo VI suscitò le ire dei prelati ancora cattolici che ne imposero la rimozione e la sua sostituzione. Tuttavia se ne trova documentazione fotografica sull’inserto speciale de L’Osservatore Romano di domenica 25 settembre 1977, a pagina XI.
Ora: come si può spiegare che un Papa (Paolo VI) si sia fatto scolpire la propria immagine su quella «porta di bronzo», con sul dorso della Sua mano quel simbolo massonico, pur sapendo che sarebbe rimasta lì a testimoniare, lungo i secoli, che Lui, Paolo VI, sarebbe stato giudicato un «Papa massone»?
E certo non si può dire che quell’opera dello scultore Minguzzi fosse stata eseguita senza il Suo volere e senza la Sua approvazione, perché fu proprio Lui a benedirla nel giorno del Suo compleanno, come fu anche pubblicato, poi, su un «Inserto Speciale» de «L’Osservatorio Romano», per il Suo ottantesimo Compleanno, e proprio con quel satanico marchio massonico sulla mano, quasi a firma – e non generica – del Suo Pontificato!
«Stella a cinque punte»: firma del pontificato di Paolo VI
Questa affermazione è inquietante, perché questa «firma» della «stella a cinque punte», scolpita sul dorso della mano di Paolo VI, sulla «formella» originale della «porta di bronzo» della Basilica di San Pietro, è forse l’atto più sconcertante e temerario di una tremenda realtà che, durante tutto il Suo pontificato, è continuata ad affiorare, fino a formarne un mosaico che mette a nudo l’incredibile e inqualificabile atteggiamento di Paolo VI nei confronti della Massoneria! E questo lo fece dopo 250 anni di rinnovate «scomuniche», «ammonimenti», «sanzioni», e dopo circa 200 « documenti» del Magistero della Chiesa contro la Massoneria, e dopo 16 Encicliche e più di 590 «condanne» contro questa setta, bollata come «regno di Satana» da Leone XIII nella Sua Enciclica del 1884: «Humanum genus».
Subito dopo la pubblicazione di questa Enciclica, l’alto iniziato Tommaso Ventura, dopo aver riconosciuta l’«Humanun genus» come «il più celebre solenne documento antimassonico», scrisse: «Il Papa Leone XIII vide molto giusto; comprese che cosa fosse la Massoneria; ne svelò la fisionomia precisa; ne denudò le aspirazioni in termini inequivocabili» Ora, la Chiesa non ebbe mai né incertezze né dubbi nella sua lotta contro la Massoneria; fu solo con l’avvento del Vaticano II, e soprattutto con Paolo VI, che il «nuovo atteggiamento» capovolse la precedente posizione del Magistero della Chiesa, adottando posizioni «ecumeniche» e «liberali» nei confronti della Massoneria fino ad «auspicare la pace tra le due istituzioni»!
Per gettare un po’ di luce su questo strano aspetto della personalità di Paolo VI, elenchiamo alcuni dei tanti altri «fatti» e «detti» che Lo riguardano ad hoc:
1) In una rivista massonica si legge: il Gran Maestro Gamberini, il giorno stesso dell’annuncio a Pontefice di Montini, disse: «Questo è l’uomo che fa per noi!»
2) Il «necrologio», o elogio funebre, che l’ex Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, Giordano Gamberini, ha fatto di Paolo VI su «La Rivista Massonica»: «Per noi è la morte di CHI ha fatto cadere la condanno di Clemente XII e dei suoi successori. Ossia, è la prima volta – nella storia della Massoneria moderna – che muore il Capo della più grande religione occidentale non in istato di ostilità coi massoni». E conclude: «per la prima volta, nella storia, i Massoni possono rendere omaggio al tumulo di un Papa, senza ambiguità né contraddizione»
3) In una lettera privata, scritta da un massone, amico del noto scrittore francese, conte Lion de Poncis, esperto in questioni massoniche, si legge questa frase: «…Con Pio X e Pio XII, noi framassoni potemmo ben poco, ma, “avec Paul VI, nous avons vaincu!”» (“con Paolo VI, noi abbiamo vinto”).
4) Sotto il Suo Pontificato sono state introdotte, in Italia, le «leggi massoniche», quali: il divorzio, l’aborto, la separazione tra Chiesa e Stato… E vi fu un profondo inserimento della Massoneria anche nelle strutture ecclesiastiche ordinarie.
5) Il 13 novembre 1964, Paolo VI depose la «tiara» (“il triregno”) sull’altare, rinunciandovi definitivamente. Un gesto, questo, che fu l’obiettivo della «Rivoluzione Francese». Il massone Albert Pike scrisse: «Gli ispiratori, i filosofi e i capi storici della Rivoluzione francese avevano giurato di rovesciare la “CORONA” e la “TIARA” sulla tomba di Jacques de Molay»
6) Durante il Suo viaggio in Terra Santa, nel 1954, sul monte degli Ulivi, a Gerusalemme, Paolo VI abbracciò il Patriarca ortodosso Athenagoras I, massone del 33° grado. Poi, alla vigilia della chiusura del Vaticano II, tutti e due si tolsero le rispettive «scomuniche», lanciate nel 1054.
7) Questa Sua coincidenza di vedute con «piano massonico» la si può trovare anche nell’identità dei Suoi programmi con i piani massonici dell’ONU e dell’UNESCO. Si legga, ad esempio, la Sua Enciclica «Populorum progressio», in cui Paolo VI parla di una «banca mondiale», dietro la quale c’è un «Governo mondiale», che regnerebbe grazie a una «religione sintetica e universale»
Don Luigi Villa testimonia di come dopo averlo fatto notare ai porporati, il simbolo massonico venne prima raschiato dalla mano del papa e poi sostituito l’intero pannello.
Difficilmente si può pensare che lo scultore Minguzzi avesse eseguito quell’opera senza il volere del papa e senza la sua approvazione, perché fu proprio lui a benedirla nel giorno del suo compleanno, evento in cui venne anche pubblicato, un inserto speciale dell’Osservatorio Romano.
E questo è il beato, l’ambasciatore di Cristo che si vuole anche canonizzare? ASSURDO